È accaduto sabato scorso, il primo maggio, in un pomeriggio piovoso qui a Milano, son tornata al cinema dopo sette lunghissimi mesi.
Eran disponibili solo i posti delle prime file, va bene, guarderemo il film sdraiati, l’importante è tornare a fare esperienza del grande schermo.
Nomadland, non ne scriverò qui una recensione, ma qui racconterò le emozioni sparse che un film che parla di nomadi americani dei tempi moderni dal Nevada lungo le strade dell’ovest statunitense, provoca in una yogin italiana nomade a modo suo.
Un film che lascia pensare, Nomadland,
a quante vite possiamo vivere in una sola,
a quanta solitudine attraversa l’umanità,
a quanta armonia possa donarci la natura,
a quanta povertà siamo costretti a sopportare, a quanti abbracci vorremmo ricevere.
Fotografia poetica nei primissimi piani, nelle panoramiche e nelle silenziose silhouette.
In Nomadland c’è chi interpreta se stesso nel suo abito migliore, il vestito della festa, quello che ti sta a pennello.
Eppure quanta povertà in tutta questa libertà.
E mi chiedo: siamo sicuri che sia questa la vera libertà?
Siamo davvero certi che la libertà sia solitaria e povera?
Badate bene, in Nomadland ci ho ritrovato povertà ma non un inno all’essenziale.
Ho trovato e provato molta tristezza guardando il poetico Nomadland.
Al ruotar della pellicola ho ripercorso la mia vita e molti punti di contatto eran lì su quel grande schermo.
Il mio ritorno al cinema dopo mesi di astinenza obbligata è arrivato con Nomadland pluripremiato agli Oscar. Niente è per caso e si capisce anche il perché guardandolo.
In alcuni momenti più intensamente, nel film è comprensibile quanto l’umanità abbia bisogno di se stessa.
Povertà, solitudine, tristezza.
L’essenziale è il contrario di tutto ciò, è gioia pura, è vita e per questo ricchezza, è negli infiniti abbracci senza filtri né protezioni.
Essenziale è tutto quello che ho quando salgo sul tappetino e decido di amarmi e decido di amare chi ha scelto di praticare yoga affidandosi alla mia guida … verso l’essenziale, verso se stessi.
Il frutto della meditazione dettata dalla visione di Nomadland mi ha portato alla consapevolezza che talvolta perdo il fuoco e mi circondo di povertà invece che di essenziale. La porta di confine tra l’una e l’altro è infinitamente sottile.
Facciamo attenzione. Namasté.
Nancy